Ninna nanna mamma!
questo articolo è pubblicato in MONDOZERO3, la rivista della prima infanzia, anno 6, n°6, maggio 2009, Editrice La Scuola, Brescia
E
l’uccellino canta sulla fronda:
dormi tranquillo, boccuccia d’amore;
piegala giù quella testolina bionda,
della tua mamma posala sul cuore […]
Testo R.Fucini /Musiche G.Puccini
Ha
senso oggi parlare ancora di ninna nanna? Dalle numerose e colorate
pubblicazioni che si trovano in libreria si direbbe di sì, ma da quello che
raccontano le mamme si direbbe di no! Mi spiego: le mamme che frequentano i
miei corsi di “Coccole sonore” (1), ove imparano ninne nanne, filastrocche
e canzoncine per i loro piccoli, riconoscono di non disporre di un loro
personale repertorio di canti infantili, lasciando intendere che, in
particolare il canto di culla, non è uno “strumento” così diffuso come si
potrebbe pensare. Tuttavia, nel mio corso capita spesso che dopo aver imparato
alcune ninna nanne, le mamme raccontino di ricantarle storpiate e modificate
nel testo e nella melodia. Questo mi ha spinto, in uno degli ultimi incontri, a
chiedere alle stesse di scrivere la “loro” ninna nanna e, per semplificare le
cose sotto il profilo musicale, le ho invitate a servirsi della semplicissima
linea melodica della nota e popolare Ninna nanna, ninna oh! Questo bimbo a chi lo
do, oppure di sceglierla liberamente tra una canzone che amano e che
conoscono bene.
Il risultato è stato veramente sorprendente!
Le mamme, timide timide, hanno composto e poi presentato
e cantato al gruppo il loro piccolo capolavoro.
Le loro ninne nanne, scritte in foglietti di appunti stropicciati riposti
nella borsa tra pannolini e bavaglie pregne di rigurgiti, sono assolutamente
apprezzabili, perché genuine e spontanee. La maggior parte dei componimenti
celebra l’immenso amore materno – dormi
dormi vita mia, tu sei tutto per noi due -, alcuni ricordano l’intento
primario della composizione e cioè l’addormentamento del piccolo, altri rivelano
le scelte educative della coppia genitoriale – Nel lettino no no no! Nel lettone eccome eccome -, molti mettono in
luce le fatiche della maternità – Con
Anita che farò, la notte più profonda, vuol giocare a girotondo -, qualcuno
evidenzia il piacere ludico del rapporto – la
ninna nanna/gioco di mamma Alessandra -, diversi decantano l’interazione e
la sintonizzazione profonda tra mamma/bambino.
Questi risultati mi fanno più che mai riflettere
sull’uso ormai - ahimè! – stra-diffuso dell’ascolto di cd, con il quale si
perde tragicamente la relazione che si celebra invece con e nel canto. La ninna
nanna, ma anche la canzone in generale
che io canto per te, con te, crea un legame fra me e te, è quella “cosa” nella
quale io incontro te e tu incontri me; in quello “spazio” io trovo i tuoi
occhi, il tuo corpo, le tue mani, il tuo volto e tu incontri la mia voce, il
mio corpo, la mia disponibilità ad accoglierti e a stare con te. La canzone,
dunque, è veicolo di relazione, è un <<oggetto mediatore>> che sta fra mamma/bambino, e al nido fra
educatrice e piccolo, fra bambino e bambino, fra tutti gli elementi del gruppo,
permettendo e favorendo l’incontro con l’altro (CANEVARO, 2002).
La ninna
nanna in particolar modo è <<oggetto mediatore>> pregno di
significati affettivo-relazionali: canto e modalità esecutiva si fondono per
dar vita ad un prodotto universale, che si impone come prima modalità di relazione
sonoro-musicale tra adulto e bambino. Da sempre viene utilizzata intuitivamente
dalla mamma che, in un momento di profonda intimità, aderisce allo stato
emotivo del suo bimbo, si sintonizza su di lui: il componimento diventa terreno
d’incontro tra l’affettività dell’adulto ed il vissuto del piccolo. Quindi, non
è azzardato ritenere la ninna nanna medium
della relazione emotivo-affettiva e sostenere che rappresenta un vero e
proprio “spazio”, ove s’incontrano e si
compenetrano i vissuti psichici ed emozionali di adulto e bambino.
Ninna nanna nido
La vecchia canta: intorno al tuo lettino
c’è rose e gigli, tutto un bel giardino.
Nel bel giardino il bimbo s’addormenta.
La neve fiocca lenta, lenta, lenta …
G.PASCOLI
E al nido cosa succede? Le numerose educatrici
che ho conosciuto, nei corsi di aggiornamento, riferiscono di conoscere e
cantare una o al massimo due ninne nanne e, anch’esse non riscontrano diffusa
tale pratica tra le mamme, che conoscono in occasione dell’inserimento dei
piccoli.
Del resto, anche se le giovani mamme cantassero
molte ninne nanne, non si può certo
pretendere che ogni educatrice le impari e le utilizzi tutte, soddisfando così
le preferenze personali di ogni piccolo che giunge al nido. Mi sembra, invece,
più sensato ricorrere e recuperare le modalità specifiche di esecuzione che
caratterizzano questo componimento e che
non ritroviamo in altre canzoni del repertorio infantile: al canto si devono
associare il dondolio e uno stretto contatto oculare e fisico tra i corpi, che
aprono il piccolo ad un’esperienza sensoriale totalizzante. Queste distinte
modalità possono essere utilizzate là dove si evince un bisogno, in momenti
specifici che scandiscono la giornata
del nido: nella pausa tra un’attività e l’altra, in caso di “fatica emotiva”
del bimbo, negli attimi di rapporto individualizzato, nel contatto corporeo che
si crea tra educatrice/bambino all’entrata
e senza dubbio anche nel tempo che precede il riposo. In queste
particolari situazioni è possibile ricorrere a un canto caldo e sommesso, non accompagnato
necessariamente da parole, poiché <<la ninna nanna perfetta potrebbe
essere la ripetuta emissione di due note alternate, con la cura di allungare i
tempi e gli effetti>> (GARCIA LORCA, 2005). L’educatrice deve
sintonizzarsi sul piccolo, per trovare il giusto tono vocale, che ricorda echi
materni, al quale si unisce un dondolio fisico, elementi che segnalano al
bambino di non essere solo, <<mentre il silenzio, l’immobilità e il
non-contatto sono avvertite come condizioni di minaccia e pericolo>>
(WEBER, 2007). In questa esperienza il piccolo trova soddisfatte alcune sue
esigenze primarie: stimolazione tattile, cutanea e vestibolare, regolazione
della temperatura, percezione del proprio corpo, del movimento e della
direzione per mezzo del corpo dell’educatrice. Il contatto corporeo è un
bisogno biologico e psicologico che permette di incontrare e relazionarsi con
l’altro, e prendere in braccio i bambini
non accresce questo bisogno, ma a poco a poco lo soddisfa e lo colma.
L’educatrice deve essere consapevole che nel contatto corporeo con il piccolo,
veicola messaggi che il bambino raccoglie <<attraverso i recettori delle
proprie inserzioni muscolari>> percependo, attraverso il modo in cui
viene tenuto, <<che cosa “sente” per lui chi lo tiene >>,
accoglienza, disponibilità, fatica o sentimenti negativi celati. (WEBER, 2007).
Nel corpo dell’educatrice si esprimono gli stati emotivi che vengono “letti” su
pelle, postura, tensione muscolare, respirazione, battito cardiaco, apertura e
durata del contatto oculare (quest’ultimo difficile da sostenere nei bambini
stanchi ed affaticati). <<E’ molto probabile che se un [adulto]
intimamente si sente stanco o stressato e ha bisogno di stare da solo, ma
invece per “dovere” si mette il bambino addosso, probabilmente il bambino
piangerà e “non vorrà starci”, esternando più che il proprio disagio quelle
affettivo dell’[adulto]>> (WEBER, 2007). Quando si accoglie un bimbo tra
le braccia sarebbe utile domandarsi: <<Come mi sento con questo bimbo in
braccio? Quale disponibilità corporea trasmetto in questo preciso istante? Come
sono il tono di voce, la tensione delle
mie braccia … e il mio sguardo?>>. Inoltre, “portare” un piccolo richiede
attenzione, cura ed empatia, atteggiamenti che rimandano al “fare” materno, non
esclusivo però della madre. L’educatrice, infatti, deve guardare alle
<<competenze grezze>> di chi alleva i piccoli per “imparare”
tecniche e saperi che sono nascosti tra le pieghe della relazione
mamma/bambino. In questa vengono agiti
dall’ adulto comportamenti protettivi ed educativi, accompagnati da cure essenziali e soddisfacenti, grazie alla
capacità innata di sintonizzarsi sul piccolo e di rispondere ai suoi
bisogni. L’educatrice, tuttavia, nel suo “fare” non deve perdere di vista il
progetto educativo, nel quale “prendersi cura di” vuol dire “stare fra” il dovere di curare e la consapevolezza del
processo graduale di crescita e di ricerca d’autonomia del bambino (PALMIERI,
2000).
Ninna ninna, ninna oh!
Quanti baci che ti do!
Un bacino sul nasino
E ti fai un sonnellino
Due baciotti sui guanciotti
E tu dormi tutte le notti
Tre bacetti sugli occhietti
Che mi guardano furbetti
Quattro bacioni sui piedoni
Che fan già i dormiglioni
Cinque baci sulle ciglia
Ed il sonno già ti piglia
Sei bacini sul pancino
Sogni d’oro al mio bambino
Sette bacetti sui polpaccetti
Che fan la nanna come
angioletti
Matteo e mamma Alessandra
Ninna
nanna, ninna oh!
Quante
stelle su nel ciel
Ninna
nanna, ninna oh!
Ce
n’è una anche per te
Che
illumina il tuo viso
Regalandoti
un sorriso!
Ninna
nanna, ninna oh!
Fa
la nanna dolce amor
Ninna
nanna, ninna oh!
Che
ti porto nel mio cuor!
Julian
e mamma Margherita
Dormi
dormi principe Luca
Mamma
e Papà hanno giocato con te,
Ora
fai la nannina
Nella
tua bella cullina.
Dormi
dormi bimbo mio
Ben
coperto nel lettino,
i
tuoi occhi son pesanti
fai
tanta nanna mio Luchino.
Dormi
dormi tesoro mio
La
tua mamma è qui con te,
chiudi
gli occhi cuccioletto mio
che
gli angioletti vegliano su te!
Dormi
dormi vita mia
Tu
sei tutto per noi due
Noi
ti amiamo più di ogni cosa
Noi
siamo sempre qui con te!
Dormi
dormi Luca mio
Fin
a domattina tu dormirai!
Luca
e mamma Stefania
Ninna oh ninna oh
Con Anita come fo
Lei di notte vuol
la mamma
Per star calda sul
suo seno
Per mangiare tanta
pappa
E vedere tutto il
mondo
Ninna oh ninna oh
Con Anita che farò
La notte più
profonda
Vuol giocare a
girotondo
Sono stanca ma le
voglio
Tutto il bene di
questo mondo
Ninna oh ninna oh
Pian pianino
riuscirò
A portarla dentro
i sogni
Belli e dolci come
miele
Ninna oh ninna oh
Pian pianino
riuscirò.
Anita e mamma Paola
Ninna nanna, ninna oh!
Sogni d’oro mio musino
Fai la nanna nel lettino
Quando poi ti sveglierai
Ancor più allegra sarai!
Ninna nanna, ninna oh!
Buona notte mia piccina
La mammina e qui vicina
E se poi ti sveglierai
Il tuo amico Leo vedrai!
Ninna nanna, ninna oh!
Alice e mamma Tiziana
Ninna
nanna dolce Anna
Fai
la nanna con la mamma
Dormi
bene mio tesoro
E
fai tanti sogni d’oro.
Chiudi
gli occhi dolce amore
Dormi
qui, vicino al mio cuore.
Anna
e mamma Chiara
Dormi
Tiziano
Dormi
dormi piccino
La
notte è arrivata
E
la mamma è con te
Il
papà e il fratellino
Ti
son sempre vicino
Su
dormi piccino
Non
pianger più
Tiziano
e mamma Gabriella
Ninna
nanna, ninna oh!
Questo
bimbo dorme o no?
Nel
lettino no no no!
Nel
lettone eccome eccome.
Ninna
nanna, ninna oh!
Se
ti prendo piangi ancor?
La
tua mamma è qui per questo
Quindi
viene presto presto
Ninna
nanna, ninna oh!
Chiudi
gli occhi mio amor
Quando
il silenzio calerà
Di
sicuro il sonno verrà!
Edoardo
e mamma Daniela
NOTE
(1) Ho fatto questa proposta al gruppo di mamme e
bambini (0-8 mesi) che frequentano settimanalmente il mio corso “Coccole sonore”, settembre 2008 –
giugno 2009, tenuto presso l’Associazione Ostetriche Felicita Merati di
Milano.
CANEVARO A., La formazione dell’educatore professionale.
Percorsi teorici e pratici dell’operatore pedagogico, Carocci Editore,
Roma, 2002.
GARCIA LORCA F., Sulle ninne nanne, Salani Editore,
Milano, 2005.
PALMIERI C., La cura educativa. Riflessioni ed esperienze
tra le pieghe dell’educatore, Franco Angeli, Milano, 2000.
WEBER E., Portare i piccoli. Un modo antico, moderno e
… comodo per stare insieme, Il leone verde, Torino, 2007.