giovedì 16 gennaio 2014

NINNA NANNA MAMMA!

Ninna nanna mamma!

questo articolo è pubblicato in MONDOZERO3, la rivista della prima infanzia, anno 6, n°6, maggio 2009, Editrice La Scuola, Brescia
                                                       E l’uccellino canta sulla fronda:
dormi tranquillo, boccuccia d’amore;
piegala giù quella testolina bionda,
della tua mamma posala sul cuore […]

 Testo R.Fucini /Musiche G.Puccini

    Ha senso oggi parlare ancora di ninna nanna? Dalle numerose e colorate pubblicazioni che si trovano in libreria si direbbe di sì, ma da quello che raccontano le mamme si direbbe di no! Mi spiego: le mamme che frequentano i miei corsi di “Coccole sonore” (1), ove imparano ninne nanne, filastrocche e canzoncine per i loro piccoli, riconoscono di non disporre di un loro personale repertorio di canti infantili, lasciando intendere che, in particolare il canto di culla, non è uno “strumento” così diffuso come si potrebbe pensare. Tuttavia, nel mio corso capita spesso che dopo aver imparato alcune ninna nanne, le mamme raccontino di ricantarle storpiate e modificate nel testo e nella melodia. Questo mi ha spinto, in uno degli ultimi incontri, a chiedere alle stesse di scrivere la “loro” ninna nanna e, per semplificare le cose sotto il profilo musicale, le ho invitate a servirsi della semplicissima linea melodica della nota e popolare  Ninna nanna, ninna oh! Questo bimbo a chi lo do, oppure di sceglierla liberamente tra una canzone che amano e che conoscono bene.
Il risultato è stato veramente sorprendente!
Le mamme, timide timide, hanno composto e poi presentato e cantato al gruppo il loro piccolo capolavoro. Le loro ninne nanne, scritte in foglietti di appunti stropicciati riposti nella borsa tra pannolini e bavaglie pregne di rigurgiti, sono assolutamente apprezzabili, perché genuine e spontanee. La maggior parte dei componimenti celebra l’immenso amore materno – dormi dormi vita mia, tu sei tutto per noi due -, alcuni ricordano l’intento primario della composizione e cioè l’addormentamento del piccolo, altri rivelano le scelte educative della coppia genitoriale – Nel lettino no no no! Nel lettone eccome eccome -, molti mettono in luce le fatiche della maternità – Con Anita che farò, la notte più profonda, vuol giocare a girotondo -, qualcuno evidenzia il piacere ludico del rapporto – la ninna nanna/gioco di mamma Alessandra -, diversi decantano l’interazione e la sintonizzazione profonda tra mamma/bambino. 
Questi risultati mi fanno più che mai riflettere sull’uso ormai - ahimè! – stra-diffuso dell’ascolto di cd, con il quale si perde tragicamente la relazione che si celebra invece con e nel canto. La ninna nanna, ma anche la  canzone in generale che io canto per te, con te, crea un legame fra me e te, è quella “cosa” nella quale io incontro te e tu incontri me; in quello “spazio” io trovo i tuoi occhi, il tuo corpo, le tue mani, il tuo volto e tu incontri la mia voce, il mio corpo, la mia disponibilità ad accoglierti e a stare con te. La canzone, dunque, è veicolo di relazione, è un <<oggetto mediatore>> che sta fra mamma/bambino, e al nido fra educatrice e piccolo, fra bambino e bambino, fra tutti gli elementi del gruppo, permettendo e favorendo l’incontro con l’altro (CANEVARO, 2002).
   La ninna nanna in particolar modo è <<oggetto mediatore>> pregno di significati affettivo-relazionali: canto e modalità esecutiva si fondono per dar vita ad un prodotto universale, che si impone come prima modalità di relazione sonoro-musicale tra adulto e bambino. Da sempre viene utilizzata intuitivamente dalla mamma che, in un momento di profonda intimità, aderisce allo stato emotivo del suo bimbo, si sintonizza su di lui: il componimento diventa terreno d’incontro tra l’affettività dell’adulto ed il vissuto del piccolo. Quindi, non è azzardato ritenere la ninna nanna medium della relazione emotivo-affettiva e sostenere che rappresenta un vero e proprio  “spazio”, ove s’incontrano e si compenetrano i vissuti psichici ed emozionali di adulto e bambino.

Ninna nanna nido
La vecchia canta: intorno al tuo lettino
c’è rose e gigli, tutto un bel giardino.
Nel bel giardino il bimbo s’addormenta.
La neve fiocca lenta, lenta, lenta …
                                                               G.PASCOLI

E al nido cosa succede? Le numerose educatrici che ho conosciuto, nei corsi di aggiornamento, riferiscono di conoscere e cantare una o al massimo due ninne nanne e, anch’esse non riscontrano diffusa tale pratica tra le mamme, che conoscono in occasione dell’inserimento dei piccoli.
Del resto, anche se le giovani mamme cantassero molte ninne nanne,  non si può certo pretendere che ogni educatrice le impari e le utilizzi tutte, soddisfando così le preferenze personali di ogni piccolo che giunge al nido. Mi sembra, invece, più sensato ricorrere e recuperare le modalità specifiche di esecuzione che caratterizzano questo componimento  e che non ritroviamo in altre canzoni del repertorio infantile: al canto si devono associare il dondolio e uno stretto contatto oculare e fisico tra i corpi, che aprono il piccolo ad un’esperienza sensoriale totalizzante. Queste distinte modalità possono essere utilizzate là dove si evince un bisogno, in momenti specifici che  scandiscono la giornata del nido: nella pausa tra un’attività e l’altra, in caso di “fatica emotiva” del bimbo, negli attimi di rapporto individualizzato, nel contatto corporeo che si crea tra educatrice/bambino all’entrata  e senza dubbio anche nel tempo che precede il riposo. In queste particolari situazioni è possibile ricorrere a un canto  caldo e sommesso, non accompagnato necessariamente da parole, poiché <<la ninna nanna perfetta potrebbe essere la ripetuta emissione di due note alternate, con la cura di allungare i tempi e gli effetti>> (GARCIA LORCA, 2005). L’educatrice deve sintonizzarsi sul piccolo, per trovare il giusto tono vocale, che ricorda echi materni, al quale si unisce un dondolio fisico, elementi che segnalano al bambino di non essere solo, <<mentre il silenzio, l’immobilità e il non-contatto sono avvertite come condizioni di minaccia e pericolo>> (WEBER, 2007). In questa esperienza il piccolo trova soddisfatte alcune sue esigenze primarie: stimolazione tattile, cutanea e vestibolare, regolazione della temperatura, percezione del proprio corpo, del movimento e della direzione per mezzo del corpo dell’educatrice. Il contatto corporeo è un bisogno biologico e psicologico che permette di incontrare e relazionarsi con l’altro, e  prendere in braccio i bambini non accresce questo bisogno, ma a poco a poco lo soddisfa e lo colma. L’educatrice deve essere consapevole che nel contatto corporeo con il piccolo, veicola messaggi che il bambino raccoglie <<attraverso i recettori delle proprie inserzioni muscolari>> percependo, attraverso il modo in cui viene tenuto, <<che cosa “sente” per lui chi lo tiene >>, accoglienza, disponibilità, fatica o sentimenti negativi celati. (WEBER, 2007). Nel corpo dell’educatrice si esprimono gli stati emotivi che vengono “letti” su pelle, postura, tensione muscolare, respirazione, battito cardiaco, apertura e durata del contatto oculare (quest’ultimo difficile da sostenere nei bambini stanchi ed affaticati). <<E’ molto probabile che se un [adulto] intimamente si sente stanco o stressato e ha bisogno di stare da solo, ma invece per “dovere” si mette il bambino addosso, probabilmente il bambino piangerà e “non vorrà starci”, esternando più che il proprio disagio quelle affettivo dell’[adulto]>> (WEBER, 2007). Quando si accoglie un bimbo tra le braccia sarebbe utile domandarsi: <<Come mi sento con questo bimbo in braccio? Quale disponibilità corporea trasmetto in questo preciso istante? Come sono il  tono di voce, la tensione delle mie braccia … e il mio sguardo?>>. Inoltre, “portare” un piccolo richiede attenzione, cura ed empatia, atteggiamenti che rimandano al “fare” materno, non esclusivo però della madre. L’educatrice, infatti, deve guardare alle <<competenze grezze>> di chi alleva i piccoli per “imparare” tecniche e saperi che sono nascosti tra le pieghe della relazione mamma/bambino. In questa  vengono agiti dall’ adulto comportamenti protettivi ed educativi, accompagnati da  cure essenziali e soddisfacenti, grazie alla capacità innata di sintonizzarsi sul piccolo e di rispondere ai suoi bisogni.  L’educatrice, tuttavia,  nel suo “fare” non deve perdere di vista il progetto educativo, nel quale “prendersi cura di” vuol dire “stare fra”  il dovere di curare e la consapevolezza del processo graduale di crescita e di ricerca d’autonomia del bambino (PALMIERI, 2000).   


Ninna ninna, ninna oh!
Quanti baci che ti do!

Un bacino sul nasino
E ti fai un sonnellino

Due baciotti sui guanciotti
E tu dormi tutte le notti

Tre bacetti sugli occhietti
Che mi guardano furbetti

Quattro bacioni sui piedoni
Che fan già i dormiglioni

Cinque baci sulle ciglia
Ed il sonno già ti piglia

Sei bacini sul pancino
Sogni d’oro al mio bambino

Sette bacetti sui polpaccetti
Che fan la nanna come angioletti

Matteo e mamma Alessandra

Ninna nanna, ninna oh!

Quante stelle su nel ciel
Ninna nanna, ninna oh!

Ce n’è una anche per te
Che illumina il tuo viso
Regalandoti un sorriso!

Ninna nanna, ninna oh!
Fa la nanna dolce amor

Ninna nanna, ninna oh!
Che ti porto nel mio cuor!

Julian e mamma Margherita

Dormi dormi principe Luca
Mamma e Papà hanno giocato con te,
Ora fai la nannina
Nella tua bella cullina.

Dormi dormi bimbo mio
Ben coperto nel lettino,
i tuoi occhi son pesanti
fai tanta nanna mio Luchino.

Dormi dormi tesoro mio
La tua mamma è qui con te,
chiudi gli occhi cuccioletto mio
che gli angioletti vegliano su te!

Dormi dormi vita mia
Tu sei tutto per noi due
Noi ti amiamo più di ogni cosa
Noi siamo sempre qui con te!

Dormi dormi Luca mio
Fin a domattina tu dormirai!

Luca e mamma Stefania

Ninna oh ninna oh
Con Anita come fo
Lei di notte vuol la mamma
Per star calda sul suo seno
Per mangiare tanta pappa
E vedere tutto il mondo

Ninna oh ninna oh
Con Anita che farò
La notte più profonda
Vuol giocare a girotondo
Sono stanca ma le voglio
Tutto il bene di questo mondo

Ninna oh ninna oh
Pian pianino riuscirò
A portarla dentro i sogni
Belli e dolci come miele

Ninna oh ninna oh
Pian pianino riuscirò.

Anita e mamma Paola

Ninna nanna, ninna oh!

Sogni d’oro mio musino
Fai la nanna nel lettino
Quando poi ti sveglierai
Ancor più allegra sarai!

Ninna nanna, ninna oh!

Buona notte mia piccina
La mammina e qui vicina
E se poi ti sveglierai
Il tuo amico Leo vedrai!

Ninna nanna, ninna oh!

Alice e mamma Tiziana

Ninna nanna dolce Anna
Fai la nanna con la mamma
Dormi bene mio tesoro
E fai tanti sogni d’oro.

Chiudi gli occhi dolce amore
Dormi qui, vicino al mio cuore.

Anna e mamma Chiara

Dormi Tiziano
Dormi dormi piccino
La notte è arrivata
E la mamma è con te
Il papà e il fratellino
Ti son sempre vicino
Su dormi piccino
Non pianger più

Tiziano e mamma Gabriella

Ninna nanna, ninna oh!
Questo bimbo dorme o no?
Nel lettino no no no!
Nel lettone eccome eccome.

Ninna nanna, ninna oh!
Se ti prendo piangi ancor?
La tua mamma è qui per questo
Quindi viene presto presto

Ninna nanna, ninna oh!
Chiudi gli occhi mio amor
Quando il silenzio calerà
Di sicuro il sonno verrà!

Edoardo e mamma Daniela


NOTE

(1) Ho fatto questa proposta al gruppo di mamme e bambini (0-8 mesi) che frequentano settimanalmente il mio corso “Coccole sonore”, settembre 2008 – giugno 2009, tenuto presso l’Associazione Ostetriche Felicita Merati di Milano. 

CANEVARO A., La formazione dell’educatore professionale. Percorsi teorici e pratici dell’operatore pedagogico, Carocci Editore, Roma, 2002. 

GARCIA LORCA F., Sulle ninne nanne, Salani Editore, Milano, 2005.

PALMIERI C., La cura educativa. Riflessioni ed esperienze tra le pieghe dell’educatore, Franco Angeli, Milano, 2000.


WEBER E., Portare i piccoli. Un modo antico, moderno e … comodo per stare insieme, Il leone verde, Torino, 2007. 

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