IL PRIMO LIBRO
ll primo libro che il bambino è chiamato a decifrare o
meglio che desidera, vuole, ha bisogno … e di cui si
interessa fin nei minimi particolari è il volto di chi lo
cura:
- Cosa dice il volto che ha di
fronte?
- Come deve decifrare i segni
che lo attraversano?
- Come interpretare le diverse
«facce» di uno
stesso volto?
Il piccolo sin dalle sue prime ore di vita è particolarmente attratto dalla voce materna, che riconosce e cerca, e dal volto della mamma. Anche se la percezione visiva non è ancora matura, sin dai primi mesi il neonato preferisce osservare un volto umano. Lo studioso Tiffany M. Field ha dimostrato che bastano <<solo circa dodici ore di contatto visivo con il volto materno, perchè il neonato sia già in grado di riconoscerlo e discriminarlo>>. La visione del volto della mamma gioca un ruolo fondamentale nella costruzione della relazione e dell'attaccamento; ed è grazie a questa visione che si avviano i primi scambi comunicativi: una sorta di "protoconversazioni", ove non c'è nulla da dirsi e da comprendere, ma si assiste ad un fitto scambio di sguardi, contatti, sfioramenti, versetti e suoni, sussurri, sorrisi, smorfie ... Queste produzioni hanno cadenze, ritmi e melodie che seguono una partitura comunicativa nella quale mamma e bambino dipendono sonoramente l'uno dall'altro. Stern definisce questi scambi "danza conversazionale" e la costante e prolungata osservazione e interazione col viso materno porta il bambino ad acquisire le prime specifiche competenze nella lettura.
stesso volto?
Il piccolo sin dalle sue prime ore di vita è particolarmente attratto dalla voce materna, che riconosce e cerca, e dal volto della mamma. Anche se la percezione visiva non è ancora matura, sin dai primi mesi il neonato preferisce osservare un volto umano. Lo studioso Tiffany M. Field ha dimostrato che bastano <<solo circa dodici ore di contatto visivo con il volto materno, perchè il neonato sia già in grado di riconoscerlo e discriminarlo>>. La visione del volto della mamma gioca un ruolo fondamentale nella costruzione della relazione e dell'attaccamento; ed è grazie a questa visione che si avviano i primi scambi comunicativi: una sorta di "protoconversazioni", ove non c'è nulla da dirsi e da comprendere, ma si assiste ad un fitto scambio di sguardi, contatti, sfioramenti, versetti e suoni, sussurri, sorrisi, smorfie ... Queste produzioni hanno cadenze, ritmi e melodie che seguono una partitura comunicativa nella quale mamma e bambino dipendono sonoramente l'uno dall'altro. Stern definisce questi scambi "danza conversazionale" e la costante e prolungata osservazione e interazione col viso materno porta il bambino ad acquisire le prime specifiche competenze nella lettura.
Il bebè è, infatti, impegnato a cogliere i i cambiamenti mimici del volto materna, a interpretare e dare significato agli stessi, e a reagire a quanto "letto".
Il volto della madre è un palcoscenico ove va in scena lo spettacolo delle emozioni; in particolare tra i 3/6 mesi l'intensità dei rapporti mamma/bambino aumenta fino ad vederli impegnati nel "gioco faccia a faccia", in cui il neonato si trova ad essere esposto a numerose situazioni di mimica emotiva, che diventano un'enorme occasione di apprendimento. Il piccolo impara così a dare significato a ciò che vede scritto sul volto materno - la gioia, paura, rabbia, tristezza, disgusto ... sono le emozioni di base che i piccoli imparano precocemente a riprodurre, a riconoscere e a reagire alla vista nei volti altrui.
<<Basta il volto preoccupato di un genitore per intristire il bambino, il volto corrucciato di un genitore per farlo piangere, mentre il sorriso della mamma o del papà può diventare contagioso e provocare come risposta un altrettanto travolgente sorriso>>.
... il bambino è dunque dal volto di chi lo cura che
comincia a leggere,
a
decifrare segnali e segni
… che ritroverà nelle illustrazioni dei libri e nelle narrazioni.



Nessun commento:
Posta un commento